Questa è l'esperienza narrata dal capitano Marlow ai suoi marinai, i quali aspettano l'arrivo dell'alta marea per proseguire il loro viaggio nella terra madre della civiltà, l'Inghilterra. Marlow incanta i suoi ascoltatori con la sua narrazione, un'esperienza fuori dal comune, un incontro straordinario: l'incontro con un mondo assurdo, estraneo e originario, l' incontro con un uomo straordinario, magnifico ed orribile, saggio e sanguinario, il capitano Kurtz.
L'esperienza straordinaria di Marlow ha inizio dalla sua ossessione per i luoghi selvaggi e deserti, per quei posti affascinanti ed inquietati al tempo stesso; la sua indole avventurosa lo porterà nel cuore dell'Africa, un cuore oscuro e misterioso.
Giunto in questa terra "aspra e forte, che nel pensier rinova la paura", la prima sensazione di Marlow è quella di una profonda insensatezza, sentimento che lo accompagnerà per tutto il suo viaggio. I villaggi sono deserti a causa della colonizzazione europea: non solo gli abitanti, ma le abitazioni stesse sono scomparse. Un immenso nulla si apre di fronte allo sguardo di questo uomo sceso negli inferi, venuto a cercare il senso stesso della sua esistenza nel centro della Terra. Tutto è incomprensibile: le grida dei selvaggi, la loro stessa presenza. Il tono del racconto è onirico: sembra che si stia descrivendo un'allucinazione, piuttosto che un'esperienza concreta e reale. Un sogno, un incubo, un senso di attesa e di sospensione nel vuoto. Marlow pensa a Kurtz, a questo grande e leggendario cacciatore di avorio, uno dei migliori, una leggenda divenuta motivo di inquietudine e di imbarazzo per i coloni occidentali, per chissà quale motivo."È vero, da quel tempo non è ormai più uno spazio vuoto. Fin dalla mia fanciullezza si era riempito di fiumi di laghi e di nomi. Aveva cessato di essere uno spazio vuoto piacevolmente misterioso - uno spazio bianco sul quale un ragazzo potesse sognare la gloria. Era diventato un luogo di tenebra. Ma c'era in esso soprattutto un fiume, un gran fiume possente, che si poteva vedere sulla carta, simile ad un enorme serpente srotolato, la testa nel mare, il corpo in riposo le cui anse si snodavano lontano su una vasta regione, e la coda era perduta nelle profondità di quel territorio. E quando lo vidi sulla carta nella vetrina di un negozio, mi affascinò come farebbe un serpente con un uccello - uno stupido uccellino. Poi ricordai che c'era una grossa impresa, una compagnia commerciale con basi su quel fiume. Accidenti!, pensai tra me, non possono commerciare senza usare qualche specie di imbarcazione su quella gran massa d'acqua dolce - battelli a vapore! Perché non tentare di ottenere il comando di una? Proseguii lungo Fleet Street, ma non riuscii a liberarmi di quell'idea. Il serpente mi aveva incantato."
Bisogna raggiungere Kurtz, Marlow sa solo questo, pensa solo al momento in cui potrà conoscerlo.
Il cuore di tenebra è un luogo dentro noi. È il nostro stesso cuore. Siamo noi quando saltano per aria tutte le convenzioni e le costruzioni sociali che ci danno sicurezza, che ci permettono di vivere. È la nostra mera natura, aspra e selvaggia come una terra dimenticata dalla civiltà, inquietante ed incomprensibile.
È quasi impossibile addentrarsi in questo luogo, ma Kurtz lo ha fatto: è giunto nel cuore dell'Africa, e da qui, ha raggiunto il suo cuore di tenebra.
Kurtz è spietato, è un pazzo, è solito decapitare i suoi nemici, infilare le teste su dei pali, ed esporle intorno alla sua casa; gli altri coloni della compagnia non ne condividono i "metodi". I metodi? Marlow si chiede che senso abbia condividere o meno i metodi di un cacciatore d'avorio che massacra decine di uomini per ottenere ciò che vuole. Esiste un metodo condivisibile? È assurdo, insensato, agghiacciante.
Questi pensieri porteranno Marlow a sentirsi vicino a Kurtz, a trovare nella sua esperienza un senso. Il senso è l'assenza di senso. Il senso sono le nostre piccole e rassicuranti ipocrisie, costruzioni precarie, fragili. È il venire meno di queste costruzioni a contatto con la natura selvaggia.
Kurtz sintetizza il senso della sua vita in una sola parola, pronunciata poco prima di morire: "Orrore!".
"Kurtz era un uomo notevole. Lui aveva qualcosa da dire. L'aveva detta. Siccome io stesso avevo sbirciato dall'orlo del precipizio, capisco meglio il significato del suo sguardo fisso, che non poteva vedere la fiamma della candela, ma era abbastanza ampio da abbracciare l'universo intero, abbastanza pungente da penetrare tutti i cuori che battono nelle tenebra. Aveva tratto le somme - aveva giudicato. "Orrore!". Era un uomo notevole. Dopo tutto, quella era l'espressione di un qualche credo; aveva candore, aveva convinzione, aveva una vibrante nota di rivolta nel suo sussurro, aveva la faccia spaventevole di una verità intravista - lo strano mescolarsi di desiderio e odio. E non è il mio momento estremo che ricordo meglio - una visione di grigiore senza forma ricolmo di dolore fisico, e un noncurante disprezzo per l'evanescenza di tutte le cose - persino di quello stesso dolore. No! È il suo momento estremo che mi sembra di aver vissuto."
Ispirato a questo romanzo è Apocalypse Now, film del 1979 realizzato da Francis Ford Coppola. La genialità del regista sta nel riportare il senso stesso del romanzo in un contesto differente: dall' Africa colonizzata di fine Ottocento, si passa al Vietnam invaso dagli americani negli anni Sessanta. Il regista traduce in immagini l'insensatezza che Conrad esprime a parole.
Sia leggendo il romanzo, che guardando il film, si compie un viaggio, si attraversa l'orrore, si comprende che la guerra, la violenza, il dolore sordo e insensato delle vittime innocenti, lungi dall'essere espressione di una razionalità superiore (sia essa Commercio, Libertà, Democrazia), altro non è che delirio.