venerdì 15 febbraio 2013

Cantacronache 1958-1962

  

Un'esperienza musicale e culturale italiana, forse poco conosciuta, forse troppo breve, troppo "rossa" per essere abbracciata da un vasto pubblico; eppure l'esperienza di "Cantacronache" è stata decisiva per la storia del cantautorato italiano: questa esperienza precede cronologicamente e non solo, quella che sarà l'opera di artisti come De Andrè, Guccini, Gaber e tutti gli altri cantautori, famosissimi e molto amati.
Decisiva perchè "Cantacronache", gruppo fondato a Torino nel 1957 da Sergio Liberovici e Michele Straniero, è stato un progetto ambizioso e rivoluzionario: nell'epoca della canzonetta sanremese, espressione di un'Italia piccolo borghese, che vuole lasciarsi alle spalle gli anni bui del fascismo e della guerra, rifugiandosi nel mondo dei consumi, nella spensieratezza dell'oblio della memoria, nell'indifferenza rispetto ai problemi sociali, alle contraddizioni politiche della nazione ricostruita, questi musicisti e letterati assumono come obiettivo principale della loro arte quello di "Evadere dall'evasione".Collaborano a questo progetto, non soltanto musicisti e cantautori, ma anche letterati come Italo Calvino, il quale scriverà i testi di brani come Dove vola l'avvoltoio e Oltre il ponte, Umberto Eco, affascinato dal progetto di fare della musica un impegno, non soltanto "canzonette". Questo progetto, a mio avviso, segna l'inizio dell'eterna lotta tra due anime della musica italiana: quella commerciale, sanremese per antonomasia, più svampita che spensierata, e quella impegnata, vicina non soltanto ai temi sociali, ma all'Uomo nella sua totalità e autenticità. L'eterna lotta tra il "Chi non lavora non fa l'amore" di Celentano e il "Ma non si sdegni la brava gente, se nella vita non riesco a far niente" di De Andrè. L'eterna lotta tra chi cerca di guardare alle cose senza filtri, e chi invece, preferisce non pensare, non agire, lasciare che la barca vada (parafrasando Orietta Berti) senza fare nulla, passivamente, distraendosi con facili ritornelli orecchiabili e canticchiabili. Per me l'arte è prendere posizione rispetto alla realtà, è scorrettezza politica, ed è questo che io ammiro di questo gruppo di artisti.
In pieno Festival di Sanremo, vi lascio con alcuni versi della canzone di Fausto Amodei, Il ratto della chitarra, attuale e valida per chiunque, perchè credo che ad un certo punto della vita, tutti arriviamo al bivio "Ambizione o Ideale": restare saldi ai propri principi o rinunciare e seguire il proprio vantaggio? L'arte non ci può salvare, ma almeno, può aiutare ad essere più consapevoli...

...Cantava senza paura
dei versi un poco insolenti
in barba alla censura,
contro i padroni e i potenti
era alle volte estremista,
e la sua grande ambizione
era di accompagnare la musica
della rivoluzione

La chitarra ripulita
ben lavata ed elegante
sarà spinta a far la parte
di chitarra benpensante
per seguire la corrente,
per salvarsi un po' la faccia
d'ora in poi dovrà evitare
di dir qualche parolaccia

Mi vorrei proprio sbagliare
ma so già che il rapitore
porterà la mia chitarra
sulla via del disonore
prostituta e svergognata
un bel dì la sentiremo
a suonar sui marciapiedi
le canzoni di Sanremo...

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