martedì 26 febbraio 2013

Tracce di poesia - Girolamo Comi


Anni fa la figura di Girolamo Comi non poté non destare interesse in me, adolescente che compiva i primi passi nell'affascinante mondo della poesia. D'altronde da una salentina come me, non potevate che aspettarvi l'elogio di questo grande poeta salentino del Novecento!
Girolamo Comi era un pessimo alunno. I genitori, di buona famiglia, si convinsero che fosse opportuno mandarlo in un collegio svizzero, famoso per la rigidità e il rigore con cui educavano i giovani: anche in Svizzera, però, il ragazzo proseguì con la sua vita sregolata, esasperando la madre, che lo diseredò. Nel 1912, tuttavia, Comi manifestò un talentuoso spirito artistico a Losanna, con la pubblicazione della sua prima raccolta "Il Lampadario". Il poeta si trasferì poi a Parigi, dove entrò in contatto con i più importanti esponenti della poesia simbolista dell'epoca. Nel 1915 fu chiamato alle armi, ma a causa della propria posizione pacifista, venne trascinato in tribunale con l'accusa di disfattismo. Venne presto congedato, considerato inabile alla guerra perché affetto da nevrastenia cerebrale. Ritornato in Italia, sposò a Roma Erminia De Marco, da cui ebbe una figlia. Tra il 1920 e il 1927, dividendosi tra Lucugnano e Roma, strinse rapporti coi maggiori letterati e poeti del tempo: particolarmente produttivi furono quelli con Arturo Onofri e Nicola Moscardelli, insieme ai quali fondò "Le edizioni al tempo della fortuna". La morte del primo dei due amici, nel 1928, avvicinò Comi al teologo Ernesto Buonaiuti, figura importante nel processo di conversione che fece approdare il poeta in un cattolicesimo di tipo del tutto interiore, un cattolicesimo che aborriva le processioni, non accettava le parate né i lussi del clero. La prima antologia (Poesia 1918-1928) venne pubblicata nel 1929. Dieci anni dopo fu la volta della seconda antologia (Poesia 1918-1938). Fino al 1945 fu a Roma, dove diede rifugio a una coppia di ebrei.
Alla morte della madre e a causa dell'affievolirsi dell'armonia nel suo matrimonio, ritornò a Lucugnano, dove iniziò a prendersi cura dei poderi di famiglia, poderi che però non gestì nel migliore dei modi. Privo di qualunque attività renumerativa, opposto al regime fascista, finì in povertà. Dopo la guerra, assieme alle sorelle, intraprese la costruzione di un oleificio, impegnando invano gli ultimi averi. Il 3 gennaio 1948, fondò l'Accademia Salentina insieme ad un gruppo di letterati leccesi del tempo, dando inizio alla pubblicazione del periodico "L'Albero", che sopravvisse fino al 1985. Perché proprio l'immagine dell'albero a cingere questo lavoro letterario? «I fascicoli della rivista egli amava dire che crescevano liberamente e uscivano spontaneamente, proprio come i rami di un albero». Il dopoguerra segnò la rottura definitiva del matrimonio con Erminia, che morì nel 1953, anno in cui l'Accedemia si sciolse per dare vita alla "Casa Editrice dell'Albero". Comi rinunciò all'eredità della moglie e visse in povertà, accompagnato dalla domestica Tina Lambrini, che sposò poi nel 1965. Intanto nel 1954 uscì la terza antologia (Spirito d'Armonia) con la quale il poeta ottiene il premio “Chianciano”. Nel 1960 l’Amministrazione Provinciale di Lecce acquisì il Palazzo di Lucugnano con l’impegno di saldare i debiti del poeta, al quale, tra l’altro, viene versato un modesto assegno di lire 55.000 mensili.
Un aspetto di Girolamo Comi che molti, a Lucugnano, ricordano è lo spirito ludico: si racconta che acquistò una Renault Dauphine e fece mettere sul cruscotto posteriore la scritta "Si roda", che aveva un doppio significato. Da un lato, voleva indicare che effettivamente l'auto era in rodaggio, dall'altro lato era un modo per sottolineare che i proprietari delle altre (sicuramente meno prestigiose) auto dovevano rodersi il fegato alla vista della Dauphine.
Negli ultimi anni, il poeta fu affetto da gravi disturbi che lo condussero alla morte, avvenuta il 3 aprile 1968.
Quella di Comi, è poesia che rende lo spettacolo armonioso del mondo, è una poesia di esaltazione della natura nella misura in cui la natura è al contempo natura naturans ed espressione del divino. Dalla sua poetica, ascende uno spirito d'armonia che pur non si deve confondere con lo spirito di un individuo sereno. La vita di quest'uomo fu senz'altro tumultuosa: il disordine esistenziale è ben reso dalla metrica delle sue poesie, una metrica chiusa a cui però si lascia il potere di trasgredire le regole della tradizionale metrica chiusa.
Come afferma Mario Marti nel suo saggio "Girolamo Comi, la vita, la poesia", «questo tipo di metrica è in assoluto contrasto con la poetica della numerosa armonia dell'universo, e con una visione del mondo ordine geometrico demonstrata, anzi sembra denunciarne 1' apoditticità volontaristica, in modo tanto più allarmante, quanto più spontaneo e meccanicamente generato. (...) L'irregolarità della metrica comiana, dunque, appare come lo specchio di una connaturata irrequietezza caratteriale, e insieme il riflesso chiaro di un'inquietudine mossa e anelante, e cioè di un'interiorità mai ferma e mai pienamente soddisfatta, ma sempre sollecitata e sollecitante circa i problemi di fondo dell'esistenza». Comi, divenuto cattolico, non si lascia mai invadere appieno da un atteggiamento fiducioso, ma si pone angosciosi interrogativi sull'esistenza e sulla possibilità che ci sia "altro". Forse è proprio questo il prototipo di una fede sempre vivida e mai omologata, che si nutre della tensione verso l'Assoluto piuttosto che dell'Assoluto stesso.



«Questa malinconia, cosa terrena
con le stagioni va: fermenta o trema
secondo la potenza ed il languore
dell'età prima e dell'ultimo amore:

e terrena e terrestre brucia o langue
fatta del fuoco dell'impasto umano
canto d'addio di un esausto sangue,
aura e preludio di un cantico arcano»




«Non inebriarmi fino a farmi muto...
la parola mia arma e mio strumento
renda anche l'eco dello smarrimento
e in me riaccenda ogni lume perduto.

Ch'io sappia permanere innamorato
di te, Amore, in virtù solo di un segno
del tuo potere, del tuo immenso regno:
potere e regno incisi nel creato.» 


«Da dove le parole sgorgheranno,
quelle che cerco, quelle che diranno


il moto arcano, l'aurea tessitura
e della libertà e della norma
in cui germina brulica e si forma
l'armonia d'oggi, l'armonia futura...


In che spirituale geometria
s'elabora s'accende e configura
la tua ragione -Amore- : fuoco e forma
di un numero che è luce: Poesia...


O magico alfabeto che detieni
in pochi segni i cardini e le chiavi
della potenza di linguaggi estremi:
epopee cupe, cantici soavi,


la dovizia dei tuoi suoni mi serra
nel cerchio di una grazia dove il fiore
dell'eloquenza di tutta la terra
è in uno sguardo che parla d'amore... »


1 commento:

  1. Nulla di eccezionale a dire il vero e vi è anche qualche ipermetro.

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