venerdì 6 settembre 2013

"Pura anarchia" di Woody Allen

Aprire questo libro è un po' come aprire una scatola piena di articoli di giornale tra i più stravaganti e inconsueti. La verve di Woody Allen è inconfondibile: quando si sceglie di dare alle stampe una raccolta di racconti che in realtà non è affatto una raccolta, il risultato può essere di due tipi. Da un lato ci saranno i lettori scontenti, quelli che avranno metabolizzato l'ordine sconclusionato del libro; dall'altro ci saranno i lettori per così dire "vispi", quei lettori cioè che non si fermano alla "Pura Anarchia" che straripa dallo scritto fin dalla prima impressione. Dietro all'aspetto disordinato, questa brossura economica nasconde l'intento lucido dell'autore di smascherare una civiltà americana troppo spesso idolatrata: protagonista è, infatti, quel grottesco che assume le fattezze ora di un imbroglione senza pudore, ora di un incapace cronico, ora di un penoso inetto. E così ragazzetti viziati diventano gli ideatori di un film di successo per i cui diritti si battono genitori e aguzzini; imprenditori pronti a tutto vendono su Ebay preghiere ideate da scrittori emergenti e squattrinati; Topolino giura di dire “la verità, nient'altro che la verità” al processo Disney, riferendo strane dipendenze di Pippo e Paperino; Alma Mahler sbarca in un musical che la vede intrattenere relazioni con Schiele, Klimt e Wittgenstein. Una miscellanea, quindi, quella che si sviscera di fronte al lettore, che non può non cogliere il filo conduttore (perché un filo conduttore c'è) che lega i vari racconti: la denuncia verso una società ossessionata dai soldi, una società che costringe ad accontentarsi di un lavoro che non rende giustizia alle proprie capacità. Il disvelamento avviene attraverso una ironia a volte sottile a volte lampante, una ironia sui generis ampiamente conosciuta dai fruitori del cinema di Woody Allen.
È sicuramente una lettura divertente, ma non adatta a tutti. La grandezza (e il limite) di questo libro è proprio il fatto di rimandare a qualcos'altro che l'autore dà per scontato, forse perché la cultura di Woody Allen è una cultura vastissima, difficilmente riscontrabile nel lettore medio (me in primis). Col fine di equilibrare questo surplus di informazioni, delle note a piè di pagina tentano di irrobustire l'impianto di un'opera che è pur sempre l'opera di un americano per gli americani. 

3 commenti:

  1. Non l'ho adorato come i primi libri di Woody, tipo Citarsi addosso e Saperla lunga, ma credo che alla fin fine, sia una lettura piacevole per fans e non fans ... l'ho imprestato ad un amico, e, dopo lavori in casa non lo trova più, mannaggia a lui ;)

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    1. Sicuramente una lettura divertente, ma l'ho trovato un po' banale (e si vede dalla mia recensione)...A giudicare da questo libro, preferisco il Woody Allen regista!

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  2. Uhm, smarrire i libri ricevuti in prestito è un classico :-D Ahah!

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