domenica 22 settembre 2013

"Presagio triste" di Banana Yoshimoto

«Chiusi gli occhi, mi concentrai nell'ascolto e immaginai di trovarmi nelle verdi profondità del mare. Tutto il mondo sembrava risplendere in quel verde luminoso. La corrente fluiva lenta e trasparente, e lì in fondo tutte le pene non facevano più male dei banchi di pesci che mi sfioravano la pelle nuotando. Ebbi un triste presagio, come se il buio fosse sceso di colpo mentre ero lì da sola, e trascinata lontano dalla marea, avessi corso il rischio di perdermi

La storia si snoda come un'ellissi, attorno a due fuochi: Yayoi, protagonista diciannovenne e inquieta, e Yukino, zia giovane ed eccentrica. La prima vive fin dall'infanzia profondi turbamenti, è resa malinconica da strane tristezze e nostalgie come ereditate da un passato dimenticato. La seconda si limita a sopravvivere, trascurando le faccende domestiche e abitando mollemente una casa desolata e una costante condizione di abbandono.

Ad agitare Yayoi non è solo un'irrequietezza adolescenziale né un'ansia giovanile per il futuro: a inquietarla e immalinconirla è piuttosto la costante sensazione di essere sul punto di ricordare un segreto legato alla propria infanzia, qualcosa che possa turbare la sua identità e la sua percezione di sé stessa.

Un viaggio attraverso i misteri della propria famiglia e oscure sensazioni premonitrici accompagna la giovane Yayoi verso una consapevolezza e una serenità frutto della verità più cristallina. La accompagnano verso la conquista della nuova sé stessa la volubile, indipendente e affascinante zia Yukino, e Tetsuo, fratello verso il quale la protagonista nutre sentimenti amorosi che spaventano la ragazza, costringendola ad affrontare il tabù più antico del mondo e a resistergli.

Sullo sfondo, il mito, il sogno e insieme lo spauracchio di un'infanzia annegata in un'innaturale amnesia, della quale emergono talvolta degli sprazzi di ricordi e delle sensazioni profetiche, come di presagi post eventum. Yayoi ricerca le origini della propria personalità in questo passato misterioso ma insieme le teme, come rimpiange e teme insieme la propria straordinaria sensibilità che tocca la sfera inquietante e macabra degli esp, dei poteri extrasensoriali.

Il breve romanzo è pieno di spunti accattivanti e suggestivi, quasi nessuno dei quali è purtroppo sviluppato fino in fondo: percezioni extrasensoriali, turbamenti esistenziali e amorosi, coppie scoppiate, complicate e dolorose vicende familiari vengono piacevolmente sciorinate nel corso del romanzo, si guadagnano l'attenzione e la curiosità del lettore per poi lasciarle in parte inappagate. La lettura è senza dubbio intrigante e piacevole, eppure la sensazione conclusiva che ne ho ricevuto è stata un senso di incompiutezza, quasi come di un discorso lasciato in sospeso.

Tra le pagine si susseguono ambientazioni e suggestioni tipicamente giapponesi, che la Yoshimoto ricrea con una capacità descrittiva straordinariamente vivida ed incisiva, felicemente globale (non trascura gli stimoli olfattivi né quelli uditivi). Il trasporto provocato nel lettore è unico. Banana Yoshimoto possiede l'apprezzata capacità di raccontare quello stillicidio di piccole e superflue sensazioni che ognuno di noi sperimenta ogni giorno: la malinconia indotta dal mangiare una certa pietanza di sera, la tristezza indotta dalla vista di un dettaglio innocente come l'inclinazione di un viso o la tensione di un braccio. Dettagli e situazioni emotive fugaci e del tutto superficiali nell'economia del racconto e per questo straordinariamente preziose: laddove gli scrittori tendono a soffermarsi sulle emozioni e sui pensieri più incisivi e di maggiore peso nella trama dei loro romanzi, Banana Yoshimoto si sofferma su quelle emozioni sostanzialmente "inutili", perché ingiustificate, senza seguito o senza significato. Questo rende i personaggi di "Presagio triste" estremamente umani e l'immedesimazione scatta in un modo assolutamente inevitabile. Questo è probabilmente il fattore di maggior peso nel coinvolgimento emotivo del lettore.

«Che creatura triste, l'essere umano, pensai. Non c'è nessuno che riesca a fuggire del tutto l'incantesimo dell'infanzia

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