domenica 23 settembre 2012

"Memorie del sottosuolo" di Fëdor Dostoevskij

«Sono un uomo malato... Sono un uomo maligno.» 

Le "Memorie" meritano di essere lette anche solo per conoscerne il protagonista.
E' l'antieroe più "antieroico" che si possa pensare: non cattivo, se non nelle sue intenzioni. Peggio: è vigliacco, volubile, permaloso fino all'inverosimile. E' un calderone ribollente di rancore, di disgusto per sé stesso, di pusillanimità. Soffre di manie di persecuzione e di complessi di inferiorità, senza dubbio! Detesta ogni cosa ma non osa scagliarsi contro alcun nemico: sa solo rinchiudersi nel suo sottosuolo, nella sua solitudine misera e trapelante di cattivi sentimenti frustrati.
Odia il suo servitore, colpevole contro di lui dei gravi crimini di borbottare fra sé e sé e avere una pronuncia un po' blesa. Detesta i suoi coscritti e invidia il più vincente, bello e potente fra loro. Ucciderebbe in duello un capitano, colpevole di averlo scansato in un locale senza rivolgergli neppure una parola. Eppure, non fa altro che covare invano il proprio rancore, annuire servilmente, arrivare a un passo dalla sfida e ritrarsi, dimesso e inosservato.
Troppo vile per affrontare i propri superiori, i propri pari e perfino sé stesso, il protagonista non può fare altro che prendersela con chi sta ancora più in basso di lui: è così che, «in una notte di neve bagnata», conosce Liza, giovane prostituta. La terrorizza, la umilia, la spinge ad una redenzione che non potrà realizzarsi. Le dà il proprio indirizzo, se ne invaghisce, la aspetta. Lunatico e indeciso, è dilaniato da diversi possibili atteggiamenti. Ma come è inetto a fare del male, è assolutamente incapace anche di amare ed essere amico.
Un libro "strano", che procede in modo impietoso a scandagliare gli angoli più bui, intimi ed imbarazzanti dell'anima umana. Un'escursione nel sottosuolo più profondo e sporco, lontano dai picchi di virtù, bellezza e altruismo su cui intanto si concentravano altri autori e correnti letterarie. Con questa prova, Dostoevskij dimostra tutta la propria originalità, la propria conoscenza dell'animo umano, la propria profondità, il tutto con una forma stilistica davvero pregevole.


«Ti ficcheranno agonizzante nell'angolo più puzzolente della cantina, nel buio, nell'umidità; che cosa penserai allora, coricata lì da sola?»

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