domenica 17 marzo 2013

"Dedalus" di James Joyce

«Quando un'anima nasce in questo paese le vengono gettate delle reti per impedire che fugga. Tu mi parli di religione, lingua e nazionalità: io cercherò di fuggire da quelle reti

In Italia conosciuto come "Dedalus", il romanzo di Joyce si intitola propriamente e fedelmente all'originale "Ritratto dell'artista da giovane". Stephen Dedalus, protagonista del libro, non è altro che l'alter ego di James Joyce e il simbolo del risveglio della sua coscienza.
Le radici della storia sono le più profonde e tradizionali: la tela cerata con cui la madre proteggeva il suo materasso da bambino, la faccia pelosa e il monocolo di suo padre; la Bibbia, la Messa; la rigida disciplina presso i gesuiti. Il romanzo si spiega lentamente tra queste origini pesanti, gravate di un passato opprimente che poco lascia all'arte e alla personale sensibilità. Le descrizioni minuziose e all'apparenza nostalgiche sono ricordi marchiati a fuoco di un passato a cui il protagonista mostra presto di volersi in qualche modo sottrarre. 
La descrizione delle bacchettate che il giovinetto riceve a scuola per una colpa infima fa rabbrividire: il castigo in sé e la scena narrata non sono particolarmente violenti o impressionanti, ma sono un urlo contro l'iniquità e l'ingiustizia cui i ragazzi vengono sottoposti in un regime educativo troppo severo; sono lo sfogo di un'umiliazione indimenticabile, consumata davanti ai compagni; sono l'aneddoto emblematico, la metafora della rigida educazione con cui la società irlandese e fine-ottocentesca cercò invano di ingabbiare Stephen-James. Il risultato sperato fu totalmente ribaltato, nella realtà come nella finzione letteraria: "Dedalus" è il racconto di come la ribellione giovanile, unita a grande fermento culturale e artistico, contrappose Joyce alle istituzioni, alla religione a al suo stesso Paese, lo spinse a scegliere «il silenzio, l'esilio, l'astuzia».
Il romanzo è autobiografico e insieme rappresentativo di un'epoca e di una fase della vita. È la narrazione di una metamorfosi sofferta, a tratti lacerante e comunque coraggiosa: una fuga verso nuovi orizzonti, laddove l'alternativa era accettare supinamente l'educazione impartita e lasciarsi coinvolgere e uniformare dagli ingranaggi di una società rigidamente organizzata, carica di aspettative, esigente e inibente i più ardenti slanci artistici e umani.
In "Dedalus" troviamo le tematiche di un romanzo di formazione, sviluppate con uno stile elevatissimo e una'attenzione pittorica (o fotografica) per il dettaglio vivido, per la citazione significativa, per la battuta irriverente che costituisce l'avvisaglia di una ribellione pronta a realizzarsi. Hanno grande rilievo, fino a essere centrali nell'opera, i meccanismi psicologici ed emotivi, che avvicinano a Italo Svevo (non a caso, amico e concittadino, nella Trieste che accolse l'autore irlandese, di Joyce). In nuce troviamo inoltre le forme espressive che mostreranno compiutamente la propria originalità in "Finnegans Wake" e soprattutto in "Ulisse", di cui "Dedalus" rappresenta il preludio.

8 commenti:

  1. E' uno dei libri preferiti di mia moglie, io purtroppo non adoro Joyce perchè mi da sonnolenza...
    Vi mando un abbraccio
    Matilda

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    1. A tratti dà un po' di sonnolenza anche a me, ma credo che valga la pena di sforzarsi a leggerlo fino in fondo!
      Ti ringrazio Matilda, in saluto a te e a tua moglie!

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  2. Personalmente il libro che preferisco di Joyce è Dubliners, però anche Dedalus non è male specie se letto in relazione con Ulysses.
    Buona domenica e un bacione

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    1. Non ho ancora letto "Gente di Dublino" (so che dovrei...), ma per il momento sono rimasta favorevolmente colpita da "Dedalus". Forse in un post futuro mi soffermerò sull'altra opera ("Ulisse" è già in programma).
      Alla prossima, buona (fine di) domenica anche a te!

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  3. Io ancora non ho affrontato James Joyce ma mi toccherà presto, spero che sia una lettura piacevole, coinvolgente e non soporifera.
    Un abbraccio

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    1. Ti dirò, l'ho trovato molto meno soporifero di quel che credevo. Di altre opere di Joyce non so dirti, ma questa... a tratti è pesantuccia ma scende abbastanza bene (e soprattutto merita lo sforzo!).

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  4. E' nella mia lunghissima lista dei libri da leggere :)

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