Su di noi

sabato 5 ottobre 2013

"Il bar sotto il mare" di Stefano Benni

«- Siamo stati lieti di averla tra noi - disse il vecchio con la gardenia - e ci auguriamo che lei non vorrà venire meno alla nostra consuetudine: chiunque entra nel bar sotto il mare deve raccontare una storia.»

Un vecchio con la gardenia all'occhiello, tre uomini col cappello, un marinaio, una bionda, un nano, una sirena, un cuoco, un cane, la sua pulce, un uomo invisibile... Questi e altri sono gli avventori del bar sotto il mare. Un anonimo ospite si immerge con nonchalance nei flutti e arriva nell'onirico bar sotto il mare, dove nessuno esce senza aver ascoltato le storie degli altri e averne raccontata una a sua volta.
Ogni avventore prende la parola in un giro di valzer verbale: raffiche di parole, di stili, di citazioni, di suggestioni si susseguono a ritmo serrato, 24 racconti (più prologo) che Benni snocciola con mano liberale e frizzante. Leggere questa raccolta è come sgranare un rosario, un racconto via l'altro, in un concatenarsi avvincente e leggero.
Benni lancia occhiate fugaci ma gustose su ambientazioni del tutto diverse: un ristorante francese di mezzo secolo fa, i mari tropicali, una lussuosa California, la giungla nera africana, una dittatura sudamericana non meglio specificata e l'incredibile paesino di Sompazzo, nei cui pressi atterrano marziani innamorati e i cui abitanti ne vedono e vivono di tutti i colori. Tra i mille ambienti delineati in modo essenziale e brillante da Benni, Sompazzo è quello che strappa più sorrisi, tra le imprese da Pirgopolinice dei suoi uomini e le follie sproporzionate del suo clima. Nell'anno del tempo pazzo, ci si addormenta sotto un albero carico di mele acerbe e ci si sveglia coperti di marmellata. E se scoppia una diatriba tra due amici per una bicicletta senza proprietario, essa viene risolta in tre tempi: a fiatate e a vino e salsiccia, ma solo dopo un primo round di insulti. Ettore e Achille di Sompazzo, dopo essersi scambiati piccanti offese in rima e prima di sciorinare improperi in un'incomprensibile scriptio continua dialettale, fanno tappa sull'insulto politico:

«Carogna fetente di un fascistaccio più fascista di tutti i padroni fascisti della casa del fascio più fascista del peggio fascista che a confronto a te Mussolini era un compagno che compagno a tresette ti ci vorrebbe Kappler e compagno a bocce il führer che sei più fascista di un prete fascista e più democristiano di un treno di suore e fascista più di tutte le esseesse passate di qua e di tutti i dittatori del Vanzenzuela e di tutti i preti che c'è a Roma e di tutti i padroni che c'è al mondo.»

Basta sfogliare un attimo il libro per essere colpiti dalla varietà e dalla versatilità di cui fa sfoggio Stefano Benni. Modella il proprio stile in base al racconto (tetro e misterioso nel racconto in stile Edgar Allan Poe, snello e fiabesco in quello del venditore di tappeti, composto di grammelot e supercazzole marziane quello sull'alieno innamorato), sempre conservando un registro colto, un tono vivace e una piacevole leggerezza.
"Il bar sotto il mare" è un cabaret di racconti gustosi, divertenti, intelligenti e mai scontati, una carrellata di storie brevi o brevissime che si leggono tutto d'un fiato. Consigliatissimo!

«IL RACCONTO DELLA PULCE DEL CANE NERO
RACCONTO BREVE

C'era un uomo che non riusciva mai a terminare le cose che iniziava. Capì che non poteva andare avanti così. Perciò una mattina si alzò e disse:
"Ho preso una decisione: d'ora in poi tutto quello che inizie..."»

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