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sabato 18 maggio 2013

"Il Grande Gatsby" di Francis Scott Key Fitzgerald

Edizione a 0,99 cent della Newton Compton
"Il Grande Gatsby" è sulla mia mensola da tutta la vita: un libro in edizione economica che ha acquistato mia mamma e che sfoggia, in copertina, la faccia allungata di un giovane Fitzgerald stilizzato. Mai letto. Almeno fino a quando, spinta anche dalla Newton Compton (che l'ha riproposto in edizione super economica, a soli 0,99 cent) e dall'imminente uscita del film (si tratta della quarta trasposizione cinematografica), mi sono affacciata allo sfarzoso mondo dei "Roaring Twenty", i ruggenti anni venti, espressione di una umanità che, avvalendosi di tutta quella espansione dell'industria successiva alla Prima Guerra Mondiale, si volge alla modernità e al progresso nell'arte (si pensi all'art deco), nella musica (il jazz), nel cinema, nell'economia, nell'emancipazione femminile (è il periodo delle maschiette, delle flapper, delle suffragette). Si parla di questo periodo come del periodo del "Grande Sogno Americano": la possibilità, per chiunque (cittadini americani ed emigranti), di approdare ad una condizione di benessere col duro lavoro e l'intraprendenza.
È questo clima chiaramente ottimistico a fare da sfondo al romanzo, ambientato in una Long Island raggiante di feste e di abitazioni lussuose. Nick Carraway, il narratore, si è trasferito da poco nel villaggio (fittizio) di West Egg, all'estremità dell'isola: ha ottenuto un lavoro in borsa e si è accontentato di una modesta casa. Il suo vicino, un certo signor Gatsby, possiede una tenuta mozzafiato in cui si organizzano feste di ogni tipo. È proprio ad una di queste feste che Nick viene invitato. 

"La mia casa era all'estremità dell'uovo, a una cinquantina di metri soltanto dallo stretto, presa tra due edifici enormi [...]. Quello alla mia destra era qualcosa di colossale sotto tutti i punti di vista: una copia accurata di qualche Hôtel de Ville della Normandia, con una torre da una parte, incredibilmente nuova sotto una barba rada di edera ancora giovane, una piscina di marmo e più di venti ettari di prato e giardino. Era il palazzo di Gatsby. [...] Quanto alla mia casa, era un pugno in un occhio, ma un pugno tanto piccolo da essere trascurabile, così avevo il panorama sul mare, una vista parziale sul prato del mio vicino e la rassicurante prossimità di gente milionaria, tutto per ottanta dollari al mese."

Jay Gatsby e Nick Carraway iniziano a coltivare una bella amicizia, ma ben presto si scoprirà che l'ambizione del primo è quella di riconquistare il cuore dell'amata Daisy (la cugina di Nick) che abita col marito Tom nella vicina East Egg, in una casa sul molo ben distinguibile per una lucetta verde che la connota. Solo cinque anni prima la  donna aveva avuto una relazione con Gatsby (all'epoca un ufficiale senza un soldo): alla vigilia della partenza di Jay per la Prima Guerra Mondiale, i due giovani si erano giurati eterna fedeltà, ma tempo dopo Daisy aveva sposato Tom, un famoso giocatore di polo di Chicago. Aveva avvertito Gatsby con una lettera. 

"Perché Daisy era giovane e il suo mondo artificiale odorava di orchidee e piacevolezze, allegro snobbismo e orchestre che battevano il ritmo degli anni, riassumendo la tristezza e la suggestione della vita in nuovi motivetti. Per notti intere i sassofoni piagnucolavano il commento disperato dei Beale Street Blues mentre centinaia di scarpette d'oro e d'argento strusciavano polvere lucente. All'ora grigia del tè c'erano sempre stanze che pulsavano di questa dolce e flebile febbre, mentre facce nuove venivano trascinate qua e là come petali di rosa sospinti da tristi trombe. 
La prima copertina:
un disegno di Francis Cugat
In questo universo crepuscolare Daisy riprese a muoversi con la nuova stagione; d'improvviso stava di nuovo prendendo mezza dozzina di appuntamenti al giorno, e si addormentava all'alba con le collane e lo chiffon dell'abito da sera mischiati a orchidee morenti sul pavimento di fianco al letto. E per tutto il tempo qualcosa dentro di lei spingeva per una decisione. Voleva dare una forma alla sua vita, subito - e la decisione doveva essere presa grazie a una qualche forza - di amore, di denaro, d'indiscutibile praticità - che fosse a portata di mano.
Quella forza prese forma a metà primavera con l'arrivo di Tom Buchanan. [...]La lettera raggiunse Gatsby quando era ancora a Oxford. [...]"

Nick, anche grazie all'intervento di Jordan Baker (che fa "quadrare i conti" perché rappresenta il punto di contatto tra i diversi personaggi) acconsente ad organizzare un incontro a casa sua per far incontrare Daisy e Gatsby, che intraprendono una relazione clandestina. 

"Le prese la mano e quando lei gli sussurrò qualcosa all'orecchio, le si avvicinò in uno slancio di emozione. Credo che fosse quella voce a dominarlo con il suo fluttuante e febbrile calore, perché non poteva superare il sogno - quella voce era un canto immortale. Si erano dimenticati di me, ma Daisy alzò lo sguardo e tese la mano; Gatsby non mi vide neanche. Li guardai ancora una volta e loro ricambiarono lo sguardo, lontani, posseduti da una vita intensa. Allora uscii dalla stanza e scesi i gradini di marmo nella pioggia, lasciandoli là da soli, insieme."

Non si pensi che in questa storia Tom sia solo una vittima: anch'egli, infatti, intrattiene una relazione con Myrtle, la moglie di George Wilson, un meccanico che possiede un'officina sulla strada che conduce a New York.
L'equilibrio si rompe. Un pomeriggio tutti i protagonisti si ritrovano nella stessa stanza e Tom cede alla gelosia: mette alle strette la moglie e Gatsby, che finalmente rende nota la relazione. Povero illuso! Daisy, pur dichiarandogli il proprio amore, non è affatto convinta di lasciare il marito. 

"«Non le chiederei così tanto», m'arrischiai a dire. «Non puoi rivivere il passato».
«Non si può rivivere il passato?», esclamò incredulo. «Certo che si può!»
Si guardò attorno sconvolto, come se il passato fosse in agguato nell'ombra della sua casa, fuori dalla sua portata. 
«Sistemerò tutto com'era prima», disse, annuendo deciso. 
«Lo vedrà».
Parlò a lungo del passato, e compresi che voleva recuperare qualcosa, forse una qualche idea su se stesso, che era finita nell'amore per Daisy. La sua vita era stata disordinata e confusa da allora, ma se riusciva una sola volta a ritornare a un certo punto di partenza e ricominciare lentamente tutto daccapo, sarebbe riuscito a capire qual era la cosa che cercava..."

Il gruppo si sfalda: i due amanti si dirigono a casa di Daisy con l'auto gialla di Gatsby, mentre gli altri (Tom, Nick e Jordan) li raggiungono con l'auto blu di Tom. 
Vicino l'officina di Wilson, un incidente mortale scatenerà una serie di eventi tragici.
Molti sono i riferimenti autobiografici: si pensi, ad esempio, al burrascoso matrimonio di Fitzgerald con Zelda Sayre; oppure al rapporto di odio-amore per la classe agiata. Fitzgerald ne è attratto, ma al contempo ne denuncia la corruzione. In questo senso i grandi occhi del dottor T. J. Eckleburg, sul cartello di fronte all'officina di Wilson, vengono paragonati a quelli di Dio, che "vede tutto". Anche la luce verde del molo di Daisy assume un significato simbolico: è l'emblema del Grande Sogno, sfociato poi nella Grande Depressione e nel Proibizionismo. Gatsby stesso ne rappresenta il fallimento.

" [...] pensai alla meraviglia di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde sul molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per arrivare a questo prato azzurro, e il suo sogno gli doveva essere sembrato più vicino da non potergli più sfuggire. Non sapeva che l'aveva già alle spalle, da qualche parte nella vasta oscurità oltre la città, dove i campi bui della repubblica si stendevano nella notte. Gatsby credeva nella luce verde, al futuro orgiastico che anno dopo anno indietreggia di fronte a noi."

Un pezzo di storia, dunque, quello che si evince da questo romanzo così ben scritto: una trama intrecciata e ricca di dettagli iridescenti è magistralmente concentrata in nove capitoli del tutto scorrevoli. La tecnica dello scorcio utilizzata da Fitzgerald permette, infatti, di dare elasticità al racconto attraverso omissioni di fatti o riassunti (si pensi a quello di Jordan Baker per spiegare in poche righe la relazione dei giovani Daisy e Gatsby). Un grande classico da leggere e rileggere e, perché no, da vedere al cinema: in questi giorni è in programmazione "Il Grande Gatsby" di Baz Luhrmann con Leonardo Di Caprio, Carey Mulligan e Tobey Maguire. 


Una scena del film del 1974 diretto da Jack Clayton:
nella foto Robert Redford e Mia Farrow
Una scena del film attualmente in programmazione

10 commenti:

  1. Stasera vado appunto a vedere il film. Ne ho letto pareri molto favorevoli. Staremo a vedere! :)

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    1. Io e Bulma lo andiamo a vedere mercoledì. Nina, invece, l'ha già visto. Facci sapere che ne pensi!

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    2. Visto ieri. Mi è piaciuto abbastanza.
      Leonardo di Caprio a mio avviso è un attore straordinario. Mi hanno colpito molto le ambientazioni e i costumi, tutto molto bello!

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    3. Consigliato, quindi!
      Ah, sulla bravura di Di Caprio niente da dire. L'ho amato in Shutter Island e Revolutionary Road. Per non parlare poi di Inception!

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    4. Shutter island e Inception sono i miei film preferiti. Ho letto poco fa il libro di Lehane da cui è stato tratto Shutter island, ne parlavo giorni fa sul blog. Non è niente male!

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    5. A giudicare dal film, il libro merita eccome!
      Intanto per noi è arrivato il tanto atteso giorno: Il Grande Gatsby!

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  2. No, vabbè... Non amo elargire faccine bimbominkieste, ma è il caso di dire esattamente questo: *_* Un film splendido! Degno del libro (a sua volta bellissimo), del bravissimo regista e di Di Caprio... Un'interpretazione perfetta!

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    1. Inutile dirti che sono d'accordo: ero lì accanto a te a fare gli occhi dolci per un Di Caprio da Oscar!

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  3. Io ho letto il libro e mi ha letteralmente conquistata.
    Fitzgerald ha un modo di scrive che incanta, poi la storia è davvero uno scorcio di vita di quegli anni fatti di sregolatezza ed esagerazioni. Oggi vado a vedere il film, fremo!!!!
    ciao ciao

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    1. Sarai soddisfattissima, vedrai!
      Forse lo sto ripetendo un po' troppo, ma la bravura di Di Caprio fa paura. Buon film, cara Audrey!

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