Esistono dei grandi classici che non ci si stancherebbe mai di leggere e rileggere, storie che scoprimmo una volta (magari da bambini) e nelle cui atmosfere suggestive ed immortali ci torna la voglia di immergerci, di tanto in tanto. Tra le penne capaci di produrre tali piccoli miracoli ci fu certamente quella di E. A. Poe. Uno straordinario novelliere, di grandissima potenza suggestiva e con un enorme bagaglio di novità e trasformazione, che incise profondamente sulla letteratura della prima metà dell'Ottocento. I racconti di Poe sono degli autentici classici: archetipi del racconto del terrore, del grottesco, del macabro. Quelle che oggi sono delle caratteristiche all'ordine del giorno, quasi dei luoghi comuni del genere horror (uno su tutti, la morte apparente), furono da Poe acquisite e fissate, trasformate in tradizione, attraverso una produzione straordinariamente creativa e variegata. In Poe, infatti, vediamo elementi che a quei tempi costituirono una vera e propria avanguardia, sapientemente miscelati ad elementi più classici: in questo autore straordinario si intrecciano decadentismo, gusto gotico, cupo romanticismo, lirismo sepolcrale, tocchi scapigliati e maledetti (non a caso, fu Baudelaire a riscoprire la produzione di Poe, a tradurla e diffonderla dal 1852, poco dopo la morte del novelliere statunitense).
Il volume dei Racconti del terrore raccoglie alcune tra le novelle più riuscite e più famose di Poe: Il gatto nero, Il barile di Amontillado, La mascherata della Morte Rossa, La caduta della Casa Usher, La verità sulla vicenda del signor Valdemar, La sepoltura prematura, Il cuore rivelatore, Una discesa nel Maeström, Il manoscritto trovato in una bottiglia, Il pozzo e il pendolo.
Basta scorrere questi titoli per rendersi conto di quanto l'influenza di Edgar Allan Poe sia stata pervasiva, di quanto potentemente il suo stile abbia inciso sull'immaginario collettivo. Chissà quanti di noi, guardando quella certa puntata dei Simpson, si sono stupiti di vedere Lisa nei panni del protagonista de Il cuore rivelatore, alle prese con l'inganno e i conseguenti morsi della coscienza! E chissà quanti, guardando quella certa puntata de Il commissario Montalbano, vedendo l'ultimo messaggio lasciato da un uomo agonizzante, "EAP", avranno riconosciuto le iniziali di Poe e intuito che la soluzione del caso si sarebbe trovata in un foglio di carta, manoscritto, nascosto in una bottiglia. Infine, chi di noi ha in camera una mensola carica di Dylan Dog, tra cui l'apisodio liberamente ispirato alla Morte Rossa? Gli esempi sono numerosissimi e, per quanto banali, dimostrano che la produzione di Poe fa saldamente parte di quella scorta di citazioni e situazioni ricorrenti nel cinema, nel fumetto, nella letteratura di genere e non, nella semplice immaginazione.
Di Poe sono immortali anche la produzione poetica, vicina al simbolismo francese, e teorica, ma è propriamente nell'ambito del terrore che il suo nome si è configurato come un pilastro fondamentale. Negli anni '30 del Novecento sono sorti dei tentativi di interpretazione psicanalitica delle sue novelle, e gli odierni studi in materia psicologica evidenziano l'abilità di Poe nello sviscerare i più bui e profondi abissi della psiche umana. Nei Racconti del Terrore vediamo ricorrere alcuni dei temi più suggestivi di sempre (e non solo della letteratura di genere): la tafofobia, il terrore di essere sepolti vivi; l'epidemia, e il motivo risalente a Lorenzo il Magnifico del godere una vita spensierata finché sia possibile; la simbologia del gatto nero e le superstizioni ad essa legate; il tema ricorrente della morte, inflitta o subita o in agguato. La grandezza di Poe risiede però, più che in ogni altra cosa, nella sua capacità di perturbare senza mai abusare di quello che oggi chiamiamo splatter: perturbante, autenticamente terribile, in Poe è l'uomo stesso, le sue ossessioni, le sue perversioni. I protagonisti di Poe sono folli, omicidi, personalità ossessive e fobiche, spesso inconsapevoli di esserlo, altre volte lucidamente presenti al proprio orrore interiore, perfino compiaciute di esso. Il Male non è il nemico, nei racconti di Poe, ma il cuore tenebroso del protagonista, di colui che per definizione dovrebbe accattivarsi le simpatie del lettore e suscitare la sua immedesimazione. Forse è per questo che i racconti di Poe incantano e avvolgono il lettore in un sudario di brividi: perché non fanno leva su un facile disgusto o su un macabro gratuito, ma svelano quanto di più orrido possa annidarsi in noi stessi.
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