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1 commento:

  1. non so se siete interessati alla nuova ontologia estetica della nostra rivista. Vi accludo una poesia tipica di questa nuova procedura , sempre che vi interessi. Grazie.

    https://lombradelleparole.wordpress.com/2020/02/01/una-poesia-di-tomas-transtromer-poesie-e-commenti-di-carlo-livia-gino-rago-lucio-mayoor-tosi-giorgio-linguaglossa-francesco-paolo-intini-mauro-pierno-ethos-significa-soggiorno-aufenthalt-luog/comment-page-1/#comment-62852
    Stanza n. 37

    Amo la granita di caffè, il mare d’estate, quella certa linea delle labbra,
    quel certo odore, la madeleine, la pittura di Tiziano vecchio, i ritratti di Rembrandt.

    L’immagine di una giovane donna che fissa una palla sospesa in aria
    fu il prodotto di una boccata di fumo del critico letterario Bezdomnij.

    […]

    Poi il regista cambiò fotogramma.
    Hotel Astoria. La borchia di ottone della Stanza n. 27.

    All’interno, la donna si mette il rossetto, indossa le giarrettiere,
    si prepara per il suo amante, il principe di Homburg.

    La fotografia della donna seduta al tavolo di un caffè, con il volto serio
    poggiato sulla mano sinistra.

    Osserva nello specchio il proprio volto ovale.
    Ha in mano un giornale, aperto alla rubrica dei cuori solitari.

    Legge: «Parigina, alta, magra, bionda e distinta, sulla cinquantina, vivace, di buona famiglia, sportiva: caccia, pesca, golf, equitazione, sci».

    […]

    Marie Laure Colasson sbuffando anelli di fumo da una sigaretta elettronica,
    dice: «Oublions les choses ne considérons que les rapports».

    La morte è una donna nuda che gioca a scacchi con Marcel Duchamp.
    Dà scacco matto al pittore.

    La morte abita il polittico. Si traveste da mago Woland.
    Un rolex d’oro al polso. Passeggia sotto la casa del poeta,

    Agita il bastone da passeggio sulla zucca dei passanti.
    È magrissimo. Altissimo.

    Indossa una redingote e un cappello a cilindro.
    Dice: «Io sono l’Ens realissimum, la Logik der Zerfalls.

    Che vuole, egregio Cogito, prediligo l’horror vacui,
    sono un palindromo, un nastro di Moebius».

    […]

    «Negativo è sintomo di critica, non crede? Bestimmte Negation,
    lo diceva anche quel vostro filosofo….»

    Pronunciò altre ciarlatanerie e divagazioni. Poi si sedette sulla sedia a dondolo,
    ordinò un Campari con soda.

    E mi osservò attentamente dalle lenti spesse come d’un fondo di bottiglia.
    «Sono un Emissario del nulla e un Commissario dell’essere»,

    ingiunse il malmostoso.

    «La mia vita è vuota, ma usandola, non si riempie», interloquii.
    Ma era un’altra mossa della partita a scacchi. Un diversivo.

    La Figura si schiarì la voce con un colpo di tosse.
    E tacque.

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