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lunedì 3 dicembre 2012

Tracce di poesia - Friedrich Nietzsche

Qualche giorno fa qualcuno ha detto che ci sarebbe stata una tromba d'aria che non sarebbe passata inosservata. Mi sono barricata in casa e ho immaginato il "là fuori" come uno scenario apocalittico: il sublime di questa visione mi ha sopraffatta. Mentre scrivo ho chiara nella mente quell'immagine: come fare a non associarla alla personalità di Friedrich Nietzsche? Come un turbine, egli parla anche alla mente più ottusa, trasformando il dionisiaco in apollineo e l'apollineo in dionisiaco* e riconfigurando ogni paradigma. 
Chiamare Nietzsche un filosofo è cosa riduttiva: egli non assume di volta in volta le vesti di poeta, filosofo, filologo, compositore, ma è tutte queste identità insieme nella misura in cui esse costituiscono il suo proprio.
Prosa e poesia si compenetrano: il pensiero filosofico si sviscera in una prosa "spensierata" che diventa poesia armoniosa, ironia didascalica. La spontaneità dello scrivere altro non è che un presentarsi: nelle poesie sparse qui è là nelle sue opere, Nietzsche scrive della felicità, della solitudine, dell'attesa. La prospettiva intimistica è poi coadiuvata da una irrinunciabile condivisione: un tema spesso affrontato è quello degli amici. «Einsam zu denken - das ist weise. Einsam zu singen - das ist dumm!»: « ensar da soli - quest'è certo saggio, cantar da soli - questo è solo sciocco!», scrive negli "Idilli di Messina". La poesia, il cantare assieme agli altri, è via di fuga e al tempo stesso ragione di sventura: «Solo il volo mi dà nuove forze - e m'insegna affari più belli, canti e scherzi e giochi di note» e ancora «Un'oretta, due ore - o fu un anno? Fu un istante ed i sensi e la mente sprofondarono dentro un eterno tutto uguale, un abisso s'è aperto, senza limiti: - e tutto è passato! -».
Come scriveva Italo Alighiero Chiusano: «il guaio di Nietzsche poeta è che sappiamo anche troppo che la sua penna e la sua fantasia sono le stesse del Nietzsche filosofo, e"filosofo del martello"». Non esiste prosa senza poesia né uomo senza storia, è vero! Ma la poesia deve essere astorica e apolide, nella misura in cui bisogna sentirne il ritmo, l'essenza, la frenesia: la contestualizzazione viene in un secondo momento, quando i sensi si sono già lasciati inebriare dalle onde spasmodiche della lirica.
Ebbene, come si deve intendere lo slancio poetico di Nietzsche, se più volte egli stesso ha ammesso di odiare i poeti per la loro presunzione di verità? Come ha scritto Fernando Pessoa in una sua bellissima poesia ("Autopsicografia"), «il poeta è un fingitore». Ne è una dimostrazione il discorso "Dei poeti" di Zarathustra: la poesia è autentica non quando si mischia col simbolismo, ma quando è profezia dell'originario. Nietzsche, nel poetare, è animato proprio dall'esigenza di autenticità e di chiarezza:


«(...)
così una volta crollai io stesso
giù dal mio delirio di verità,
dalle mie diurne bramosie,
stanco del giorno, malato di luce -
- crollai riverso, incontro alla sera e all'ombra,
da Una verità sola
bruciato, e assetato:
- ricordi ancora, ricordi, cuore ardente,
come allora eri assetato? -
Ch'io sia bandito
da ogni verità,
solo giullare!
Solo poeta!»



Forse proprio la ricerca della Verità ha causato il suo collasso psicologico: morì da folle, ma la sua follia è tutt'uno con la sua genialità. Credo sia questo il caso di parlare di "genio e follia".


Per approfondire la questione:

Da destra Lou Andreas-Salomé, Paul Rée e Friedrich Nietzsche
  • Le poesie, Friedrich Nietzsche, a cura di Anna Maria Carpi ed edito da Einaudi 
  • Nietzsche e la poesia, a cura di Annalisa Caputo e Michele Bracco ed edito da Stilo Editrice 
  • Vita di Nietzsche di Lou Andreas-Salomé, edito da Editori Riuniti (credo che questa sia la biografia più attendibile, dal momento che Nietzsche intrattenne un triangolo filosofico-sentimentale con Lou Andreas-Salomé e Paul Rée: chi meglio della Salomé avrebbe potuto scriverne una biografia?) 



Vi lascio con questi bellissimi versi:





Il lamento di Arianna (dai "Ditirambi di Dioniso")



Chi mi riscalda, chi mi ama ancora?

Date mani ardenti,

date bracieri per il cuore!

Giù prostrata, inorridita,

quasi una moribonda cui si scaldano i piedi,
sconvolta da febbri ignote,
tremante per gelidi dardi pungenti, glaciali,
incalzata da te, pensiero!
Innominabile! Velato! Orrendo!
Tu cacciatore dietro le nubi!
Fulminata a terra da te,
occhio beffardo che dall'oscuro mi guardi!
Eccomi distesa,
mi piego, mi dibatto tormentata
da tutte le torture,
colpita da te crudelissimo cacciatore,
sconosciuto- dio...
Colpisci più in fondo!
Colpisci una volta ancora!
Trafiggi, infrangi questo cuore!
A che questa tortura
con frecce spuntate?
Perchè guardi di nuovo
insoddisfatto da questo tormento,
con divini occhi lampeggianti?
Non vuoi uccidere,
torturare solo torturare?
A che- torturarmi,
tu malvagio dio sconosciuto?
Ah! Ah!
Ti avvicini furtivo
proprio in questa mezzanotte?
Che vuoi?
Parla!
Mi stringi, mi opprimi,
ah! troppo vicino!
mi ascolti respirare,
il tuo orecchio spia il mio cuore,
o geloso
-ma di che geloso?
Via, via!
perchè la scala?
vuoi salire sin dentro, nel cuore,
nei miei piu segreti
pensieri salire?
Svergognato! Ladro!
Che speri di rubare?
Che speri di scoprire spiando?
tu -dio carnefice!
Oppure devo, come il cane,
dinanzi a te adagiarmi?
Devota, rapita fuori di me
prostrarmi- amore?
E' inutile!
Trafiggi ancora,
spina crudelissima!
Non sono un cane- solo la tua preda,
crudelissimo cacciatore!
La più superba tua prigioniera,
tu, rapitore dietro le nubi...
Parla infine!
Tu velato dal fulmine! Parla!
Che vuoi, predone, da me?
Come?
Prezzo di riscatto?
Quanto vuoi per riscattarmi?
Chiedi molto- consiglia il mio orgoglio,
e parla poco- consiglia l'altro orgoglio!
Ah! Ah!
Me- vuoi me?
me- tutta...
Ah! Ah!
E mi torturi, folle che sei,
distruggi il mio orgoglio?
Dà amore a me- chi mi scalda ancora?
dà mani ardenti,
dà bracieri al cuore,
dà a me, la più solitaria,
cui ghiaccio, ah! sette strati di ghiaccio
a bramare nemici insegnano,
persino nemici,
dà a me- te,
nemico crudelissimo,
anzi arrenditi a me!...
E' andato!
Ecco anche lui fuggì,
il mio unico compagno,
il mio grande nemico,
il mio sconosciuto,
il mio dio carnefice!..
No!
torna indietro!
Con tutte le tue torture!
Tutte le lacrime mie
corrono a te
e l'ultima fiamma del mio cuore
s'accende per te.
Oh, torna indietro,
mio dio sconosciuto! dolore mio!
felicità mia ultima...
Un lampo- Dioniso si manifesta con una bellezza smeraldina
Dioniso:
Sii saggia Arianna!...
Hai piccole orecchie, hai le mie orecchie:
metti là dentro una saggia parola!-
Non ci si deve prima odiare, se ci si vuole amare?...

Io sono il tuo Labirinto...

Friedrich Nietzsche 
*La tensione tra apollineo e dionisiaco è qualcosa di irrisolvibile in tutta la speculazione di Nietzsche.  

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