«Sì. Tutto è spazzato via dall'acqua limpida della redenzione. Ma i morti ritornano, il mare non li vuole. Li spedisce in un altro canale che li riporta qui. Dopodiché girano intorno alla città come le anime del passato.»
«Eppure
sembrano felici.»
«Hanno
il volto contratto in un'eterna espressione di gentilezza. Ma chi può
sapere che cosa provano?»
«Tu,
probabilmente.»
«Io
vedo solo l'esterno. Constato.»
«Che
cosa constati?»
«Che
qualsiasi esterno circondato da un altro esterno diventa interno così
come un interno si tramuta indiscutibilmente in esterno.»
Quando
ho finito di leggere questo libricino, non ho potuto fare a meno di
pensare alla Filosofia. Pensiero di pensiero che si radica nel
quotidiano: come definire altrimenti la penna della Kristof?
Essa
scrive di menzogne, delusioni, solitudini, nostalgie, alienazioni:
ferisce più la penna che la spada! Ebbene, i venticinque racconti di
cui questa raccolta è composta inchiodano alla meschinità di una
realtà a volte grottesca, a volte estranea, a volte agghiacciante e
la illuminano nella sua comprensibilità. Il lettore si immerge in
queste atmosfere surreali per riscoprire qualcosa di sé-nel-mondo e
non può che amare o odiare la scrittrice. Non ci sono sfumature di
colore: i toni schietti e fulminanti di questa raccolta non ammettono
repliche perché sussistono di per sé. E fanno esistere
l'inesistente, esprimere l'inespresso, apparire il nascosto.
Questa più che una recensione vuole essere una modesta presentazione: la Kristof non ha bisogno di spiegazioni. Tutti la comprendono perché arriva dritta all'anima delle cose, come un profeta. A me piace immaginarla mano nella mano con ognuno dei suoi personaggi: ora è col ladro di appartamenti, ora ascolta la moglie omicida, ora riesuma il ricordo dell'operaio in fin di vita, ora sorride al musicista da giovane. Agota c'è e testimonia. Per noi.
Lo consiglio soprattutto a chi desidera risposte.
Buona lettura!
Questa più che una recensione vuole essere una modesta presentazione: la Kristof non ha bisogno di spiegazioni. Tutti la comprendono perché arriva dritta all'anima delle cose, come un profeta. A me piace immaginarla mano nella mano con ognuno dei suoi personaggi: ora è col ladro di appartamenti, ora ascolta la moglie omicida, ora riesuma il ricordo dell'operaio in fin di vita, ora sorride al musicista da giovane. Agota c'è e testimonia. Per noi.
Lo consiglio soprattutto a chi desidera risposte.
Buona lettura!
«Suoni» - disse
«Non riesco. Perché hanno riso?»
«Per il disagio. Non potevano sopportare la sua musica...il suo dolore.»
La Kristof è sempre spiazzante.
RispondiEliminaQuesto ancora non l'ho letto, ma sarà sicuramente il prossimo.
Sono assolutamente d'accordo!
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